Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, personaggi appartenenti all’universo gay sono stati presenti fin dal primo momento, nella storia dei videogiochi. Solo che non hanno mai avuto un ruolo positivo. O, quando andava bene, non uscivano dagli stereotipi di genere.
Una donna lesbica è presente già nella prima versione di Moonmist, nel 1986, ma appartiene a quello che nel linguaggio degli sceneggiatori si chiama archetipo dell’ombra, in altre parole ha una connotazione decisamente negativa.
Altri personaggi, identificabili con stereotipi gay, hanno preso presto a circolare in vari videogiochi, ma anche loro avevano facevano parte degli universi male.
I primi videogiochi a permettere ai personaggi di avere delle avventure sentimentali con persone dello stesso sesso sono arrivati solo nel 2000, e fra questi meritano di essere ricordati The Sims 2, Dragon Age e Mass Effect 2, ma si era ancora nella fase sperimentale, si faceva bene attenzione a non dare a questi ruoli profondità e possibilità di azione.
Per valutare l’importanza della presenza femminile in una storia di solito si usa il Bechdel Test, fatto di tre semplici domande: 1) ci sono più di due donne nella storia? 2) si parlano fra di loro? 3) parlano di qualcosa che non sia un uomo? Questo stesso test, leggermente modificato è stato poi applicato per valutare la presenza di personaggi LGBTQ+.
Ma per avere un protagonista transgender in un videogioco si è dovuto aspettare il 2020, con Tell Me Why, e soprattutto The Last of US II, che ha per protagoniste delle donne realmente capaci di andare oltre gli stereotipi e di essere rappresentative di temi molto presenti nel dibattito LGBTQ+.
Oggi, secondo una ricerca, il 10% dei personaggi, nei videogiochi, appartiene al mondo LGBTQ+, e a ciascuno il compito di valutare se si tratta di una percentuale congrua o che non rispetta la realtà. Certo è che progressi ne sono stati fatti, e ci si aspetta di vederne altri arrivare presto.
Per chi poi volesse approfondire i temi legati al mondo LGBTQ+ nei videogiochi, c’è il blog di Luca De Santis, Geekqueer. De Santis è anche autore di un interessante libro, sul tema, “Videogaymes. Omosessualità nei videogiochi tra rappresentazione e simulazione, (Edizioni Unicopli).